Il giardino di Villa Sorra, posto nel territorio di Castelfranco Emilia, rappresenta un caso emblematico nella storia del giardino italiano.
Una galleria di foto con descrizione dettagliata.

1. Tettoia


Costruita nella prima metà dell’Ottocento, all’epoca della trasformazione del giardino “all’inglese”, costituiva probabilmente una pertinenza della serra e veniva utilizzata come vivaio. Oggi non ne rimangono che poche tracce, mancando il tetto e buona parte delle strutture di sostegno.
L’edificio originariamente aveva una lunghezza di 13 metri e una larghezza di 3,50 metri.
2. Serra


Costruita nella prima metà dell’Ottocento, all’epoca della trasformazione del giardino “all’inglese”, costituiva probabilmente una pertinenza della serra e veniva utilizzata come vivaio. Oggi non ne rimangono che poche tracce, mancando il tetto e buona parte delle strutture di sostegno.
L’edificio originariamente aveva una lunghezza di 13 metri e una larghezza di 3,50 metri.
3. Peschiera


Di forma ovale, con diametro di 20 e 16 metri, la peschiera è presente già nell’originario impianto settecentesco del giardino storico. Durante la bella stagione veniva ornata con vasi di terracotta contenenti preziose piante d’agrumi, paesaggio immortalato in una delle tempere su iuta che adornavano le salette del piano nobile della villa.
Al centro è posizionata una colonna che sorregge una scultura raffigurante una Tetide.
4. Ponti in muratura


I tre ponti in muratura oggi presenti hanno sostituito dei preesistenti ponti, probabilmente in legno, che facevano parte dell’impianto settecentesco del giardino storico. Due di essi, lunghi 8 metri e larghi 3,70 metri, a due arcate, collegano il giardino “formale” con le prime due isole del giardino “romantico”.
Un terzo ponte, ad una sola arcata, lungo sempre 8 metri e largo 3,50 metri, collega invece l’isola meridionale con la terza isola, quella che ospita le rovine del castello.
5. Ponte in legno


Il ponte in legno mette in comunicazione le prime due isole del giardino romantico. Lungo poco meno di 7 metri e largo quasi un metro e mezzo, da esso si può godere di una delle vedute più suggestive del parco: la villa a ovest, le rovine del castello a est.
6. Capanna del Pescatore – Imbarcadero


La “capanna peschereccia” fu realizzata tra il 1827 e il 1850, all’epoca della trasformazione “romantica” del giardino. Situata su una piccola penisola, vicino alla capanna del cacciatore, ha forma circolare e un diametro di poco più di 3 metri. Rimangono poche tracce del contiguo imbarcadero, dal quale, nelle “sere ridenti…
…al sereno lume di estiva luna” salpava il bucintoro, carico “di amabili donne, e di fiorente gioventù”.
7. Capanna del Cacciatore


Pur mancando precisi riferimenti bibliografici, si presume che la capanna del cacciatore sia stata realizzata, al pari delle altre costruzioni presenti nel giardino storico, nella prima metà dell’Ottocento. Di forma rettangolare, lunga 5 e larga 2,5 metri, aveva due entrate evidenziate esternamente da gradini. Oggi non ne rimangono che poche tracce.
8. Terrazzo e Grotte


Furono progettati dal paesista bolognese Campedelli e realizzati tra il 1830 e il 1840. Dal terrazzo, che si affaccia sul lago piccolo, si può godere di una delle più belle vedute del giardino; percorrendo un suggestivo sentiero scavato nel terreno è possibile raggiungerne la parte sottostante.
Da qui si può arrivare alle “terme di Diocleziano”, altrimenti raggiungibili solo con la barca “ove pur si finse l’orma di un abbandonato scalo”. Dislocate su un dosso scosceso degradante sul lago, sono costruite in mattoni di argilla e ricoperte di rocce di tufo.
9. Prima Isola dei Cani


Realizzata nella prima metà dell’Ottocento, al momento della trasformazione del giardino in stile “romantico inglese”, si trova nel lago piccolo a poca distanza dal terrazzo e dalle terme. Il Malmusi la descriveva come “una romita isoletta con funerario monumento, eretto ad onorare la fedeltà di un povero cane”.
Sull’isola, nascosta dalla vegetazione, è presente una statua di un cane sorretta da un basamento in mattoni. Un ponte, oggi mancante, la collegava una volta alla terraferma.
10. Capanna dei Giochi d’Acqua


Costruita tra il 1830 e il 1840 su progetto del professor Giovanni de’ Brignoli di Brünnhoff e del conte Prospero Grimaldi, veniva descritta come la “povera stanza di un romito” al cui interno si cela la “opulenta sala” del Kaffeehaus, dove “un nembo di sottilissimi spruzzi d’acqua ti assale d’improvviso”.
Il luogo, utilizzato per il ristoro dei visitatori, alla maniera dei giardini dell’epoca ospitava dei giochi d’acqua. L’interno, un ovale che ricorda quello della villa, era una volta affrescato.
11. Seconda Isola dei Cani


Realizzata nella prima metà dell’Ottocento, probabilmente contestualmente alla prima isola dei cani, si trova nel lago esterno (lago grande) ed è collegata alla terraferma da un ponticello. Lunga 34 metri, ha una larghezza che oscilla tra i 3 e i 5 metri.
Sull’isola è presente un monumento funerario dedicato alla memoria di un cane dei Sorra.
12. Due Torrette


Così come le rovine del castello, le due torri sono opera del paesista modenese Tommaso Giovanardi e risalgono alla prima metà dell’Ottocento. Collocate sulla ricostruita montagnola “…a simulare la ricordanza di estrema difesa, si vollero elevare a diversa altezza, e con isvariate forme, l’una così prossima all’altra, che per un ponte
levatoio posto al culmine quasi della minore, si passa a rinserrarsi nella maggiore, ben quaranta metri alta dal suolo”.
La torre maggiore ha base ottagonale con lato di due metri, la minore ha base quadrata con lato di 2,10 metri.
13. Ruderi del Castello e Grotte


Opera del paesista modenese Tommaso Giovanardi, che realizzò anche le due torri, furono costruiti tra il 1827 e il 1850 all’epoca della trasformazione del giardino “all’inglese” e richiamano alla memoria le rovine di un castello medioevale del XIII o XIV secolo.
Posti sopra un dosso nell’isola più lontana dalla villa, vi si accede attraverso un sentiero sinuoso delimitato ai due lati da siepi di bosso. Nei sotteranei sono state ricavate le grotte, progettate dallo scenografo Camillo Crespollani e realizzate da Carlo Stancari di Gaggio.